108 Rosebery Ave. (Islington) CAP II

“A scuola ci hanno dato da fare un tema mitologico… Voglio farlo sulle Sirene!”
A Kolga cade il pennello a terra e si volta a guardare Joel. In tre anni che Joel passa i pomeriggi da lei, è la prima volta che vede Kolga girarsi verso di lui. Lei lo tiene solo perché Janet le dà 200 sterline al mese. Per Kolga è un affare… Con i suoi quadri non guadagna un penny.  Anche per Janet lo è, perché una baby sitter costerebbe molto di più.
“Perché le sirene?”
“Perché sono belle, cantano e vivono nel loro mondo sottomarino!”
“E le Ondine?”
“E che sono?”
“Ma che vi insegnano a scuola?”  Kolga si pulisce le mani con lo straccio e si siede sul divano accanto a Joel.

Che quell’uomo fosse morto non c’era alcun dubbio, cosa c’entrasse lei con quella morte le era ancora oscuro.
Eppure ogni prova sembrava contro di lei. C’era il suo dna ovunque e una telecamera di sorveglianza che l’aveva filmata. Si vedeva chiaramente che era lì, nella rientranza di Cavendish Mansions, svenuta, probabilmente non aveva retto allo stress dell’omicidio, ma di questo gli inquirenti non avevano il filmato. La telecamera era una di quelle rotanti, quindi l’aveva ripresa già svenuta. Ma c’era il suo dna lì e quello bastava per incastrarla.
“E’ meglio se si cerca un avvocato” le dissero.
Lei non aveva proprio idea di chi potesse chiamare e poi con quali soldi l’avrebbe pagato?

“Sono ninfe dell’acqua”. La voce di Kolga era stranamente armoniosa, più che parlare sembrava quasi cantasse. “Ráe, un gigante e una dea, ebbero nove figlie, le Ondine.  Ognuna di loro aveva una caratteristica: la trasparenza dell’acqua, la schiuma rossa del mare, il beccheggio, il cavallone, l’onda alta, la spuma, l’onda che sgorga, la marea, l’onda calma… Sono prive di anima e per conquistarne una, devono sposare un uomo e avere un figlio. A quel punto diventano mortali… A volte sono molto vendicative…”

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